Inaugurata il 10 scorso la mostra fotografica “Magia in maschera a Basilea” dell’artista Fernanda Oriani.
Le foto: il percorso di snoda tra immagini che propongono il suggestivo Carnevale di Basilea chiamato Morgenstraich che, riconosciuto ufficialmente, nel 1835, vanta radici ben più antiche: per i festeggiamenti, già nel Medioevo affluivano nella città elvetica visitatori da ogni dove. Per tre giorni si ferma la vita ordinaria della città e fa posto a decine di migliaia di maschere che l’attraversano in lungo e largo, notte e giorno, suonando tamburi, flauti e pifferi, ballando, per esorcizzare il buio e le paure legate all’inverno. Secondo tradizione, il Morgenstraich comincia il lunedì dopo le Ceneri alle quattro del mattino, quando un corteo chiassoso sfila per la città, facendosi strada alla luce delle torce (in passato), ora a quella delle lanterne (meno pericolose). La festosità della manifestazione inonda anche ristoranti, caffè e altri locali pubblici in cui si improvvisa lo Schnitzelbank, versi satirici che affondano nella tradizione orale. La neve, che in genere accompagna la manifestazione e avvolge in un manto lieve persone e cose, conferisce al Carnevale di Basilea una particolare atmosfera di magia. Magia colta in pieno dagli scatti della fotografa Fernanda Oriani, che qui ci offre un piccolo saggio dell’articolata e vivace manifestazione tradizionale svizzera. Questa piccola edizione romana della mostra vuole essere un sentito omaggio all’Artista milanese e offrire ai suoi visitatori un momento di magico stupore ed evasione. (Se vuoi sapere di più sulla cultura svizzera, sulla sua storia e tradizioni, visita il sito dell’Istituto Svizzero di Roma o il portale.
La Fotografa: Fernanda Oriani. Con la sua vita ha praticamente attraversato lo scorso secolo – dai primi scatti negli anni Venti alle prime mostre negli anni Trenta – si è affacciata a quello corrente con uno sguardo fresco e curioso. Dedicatasi ai viaggi e alla fotografia per rompere la routine quotidiana dell’impiego (e dell’impegno) nella Pubblica Amministrazione milanese, una volta in pensione ha potuto incrementare i viaggianche nei paesi più lontanti (Cina, Cambogia, Indonesia, Yemen ecc.) quando non esisteva il turismo di massa. I suoi scatti hanno sempre saputo cogliere, con fine sensibilità e attenzione, la quotidianità, l’intimità, il particolare, la spontaneità: dagli sguardi ridenti dei bambini alle mani nodose dei vecchi. Lo sguardo attento e curioso le ha fatto realizzare servizi fotografici e ricerche documentarie di primissimo ordine – esemplari quelle sul Duomo di Milano -, premiati in Italia e all’estero. In particolare, il complesso lavoro, durato tre anni, Le porte di bronzo del Duomo di Milano (NED editore, 1991), è cominciato dopo che l’Artista aveva notato che una scheggia di bomba era conficcata all’altezza del cuore della Madonna e la mano di un angelo era mozzata.